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A novembre Prison Break Project in tour per cinque date di discussione!

Prison Break Project in tour a novembre!

Per presentare e dibattere sulla brochure “Terrorizzare e reprimere”, che potete liberamente scaricare dal nostro blog, saremo in alcuni luoghi di movimento per contribuire al dibattito contro la repressione.
Pensiamo abbia importanza alimentare la riflessione in questo periodo a ridosso della sentenza per il processo dei compagn* Notav accusati di terrorismo sul cui caso ci siamo concentrati nella stesura dell’opuscolo.

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Se terrorismo è: “usare una violenza efferata per terrorizzare la popolazione”, come mai 7 compagni sono in carcere con quest’accusa per il danneggiamento di un compressore?
Una breve storia dell’uso repressivo del concetto di terrorismo ci può aiutare a capire come il terrorista numero uno (lo stato) possa dare del cornuto all’asino.


Sarà l’occasione per incontrarci, per recuperare una copia cartacea della brochure e per aiutarci a raccogliere fondi per un libro autoprodotto rivolto ai dispositivi repressivi contro i movimenti e di analisi del “diritto penale del nemico” sempre più applicato contro gli oppositori politici. In questi mesi ci stiamo concentrando a terminare quanto prima il libro e trovare un modo per stamparlo e diffonderlo. Non mancate!

Ecco le date:

venerdì 14 novembre, Bologna, circolo Berneri, Piazza di Santo Stefano 1.

– domenica 16 novembre, Vicenza, AdaLab – Via Btg. Framarin 42, discussione nell’ambito del Tatoo Circus benefit detenuti.

giovedì 20 novembre, Trento, Facoltà di sociologia, Via Verdi 26.

– venerdì 21 novembre, Milano, Mandragola, Via Bramantino, discussione organizzata da RadioCane.

– sabato 22 novembre, Mantova spazio sociale LaBoje, Strada Chiesanuova 10.

 

Terrorizzare e reprimere. Il terrorismo come strumento repressivo in perenne estensione [Seconda parte]

12 Maggio 2014 Commenti chiusi

Ecco la seconda parte dell’intervento che Prison Break Project pubblica sul web sulla storia del concetto di terrorismo che viene, proprio in questi giorni, utilizzato a fini repressivi contro quattro compagni e compagne NoTav, incarcerati in regime di alta sorveglianza dallo scorso 8 dicembre. Il testo sarà diviso in tre spezzoni più brevi per agevolarne la lettura e per accompagnare simbolicamente le scadenze di questo mese di mobilitazione per la liberazione di compagni e compagne e contro la criminalizzazione della lotta notav. È il nostro modo di offrire un piccolo, e speriamo utile, segno tangibile di solidarietà alle lotte contro le dinamiche repressive.

 

Qui potete trovare il formato pdf per una lettura più agevole o per la stampa: Terrorizzare e reprimere. Parte 2 di 3

 

12 maggio 2014. Terrorizzare e reprimere. Parte 2 di 3:

Breve storia della definizione giuridica internazionale del terrorismo

due pesi due misure

 

Ricapitolando alcuni elementi esposti nella prima parte, il concetto di terrorismo, proprio perché si impernia attorno all’esperienza (collettiva e soggettiva) del terrore, possiede allo stesso tempo un nucleo semantico relativamente condiviso e ampi margini di ambiguità.

All’ambiguità congenita del termine si aggiunge la sua ambiguità “storico-politica”. Essa è dovuta tanto al carattere composito e conflittuale della società, quanto alle costanti strumentalizzazioni e ai palesi ribaltamenti di significato compiuti ad opera degli stati (che rappresentano peraltro i principali utilizzatori delle pratiche terroristiche).

Quest’ultimo è uno dei motivi per cui per lungo tempo non è esistita una definizione giuridica del terrorismo a livello internazionale. D’altronde, non sempre è stato necessario per il potere politico offrire una definizione chiara di un concetto che poteva invece essere usato secondo le convenienze del momento contro gruppi e ambiti diversissimi tra loro.

Quando una definizione giuridica internazionale si è storicamente data, essa ha acquistato spesso, per un verso, un’estensione talmente ampia da garantire comunque il risultato di poter essere piegata a colpire il nemico politico del momento e, al tempo stesso, un’inconsistenza e vaghezza tali da evitare l’effetto boomerang di far avvicinare l’azione dello stato ad un comportamento codificato come “terrorista”.

Prosegui la lettura…

(Aspettando lunedi…) Una sintesi su che significa la finalità di terrorismo contro i notav

3 Maggio 2014 Commenti chiusi

Questo testo è una sintesi delle riflessioni rivolte al terrorismo e vuole in particolare affrontare la questione della finalità  di terrorismo attraverso la quale hanno arrestato quattro compagni e compagne NoTav incarcerati in regime di alta sorveglianza e vogliono proseguire la criminalizzazione del movimento. È apparso sul sito http://notavbrennero.info per far circolare informazioni e promuovere la mobilitazione di Torino del 10 maggio prossimo in solidarietà agli arrestati.

Prison Break Project pubblicherà inoltre, a partire da lunedì 5 maggio, un articolato intervento sulla storia del reato di terrorismo. La volontà è quella di contribuire al dibattito pubblico e di movimento sul tema della repressione, a partire dalle sollecitazioni che l’attualità giudiziaria impone su chi partecipa alle lotte in Italia.
Il testo sarà diviso in tre spezzoni più brevi per agevolarne la lettura (che saranno pubblicati lunedì 5, 12 e 19 maggio) e per accompagnare simbolicamente le scadenze di questo mese di mobilitazione per la liberazione di compagni e compagne e contro la criminalizzazione della lotta notav.

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Che significa l’aggravante di terrorismo addebitata ai No Tav della Val Susa?

Prison Break Project, 3.05.14

Il 22 maggio si terrà la prima udienza del processo contro Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò in solidarietà ai quali è convocata la manifestazione nazionale del 10 maggio a Torino.

I quattro No TAV sono imputati perché alla fine di una manifestazione avrebbero, insieme ad altri, pesantemente danneggiato alcuni macchinari necessari allo scavo del cunicolo esplorativo nel cantiere di Chiomonte, in Val di Susa.

 I fatti contestati riguardano dunque un sabotaggio, ossia una pratica che è da sempre patrimonio dei movimenti di resistenza, come tale rivendicata e difesa dal movimento No TAV, ma che costituisce reato per l’ordinamento penale italiano.

Tuttavia, la gravità del processo in corso è costituita dal tipo di imputazione che i PM Rinaudo e Padalino hanno scelto per qualificare i fatti in questione: attentato con finalità di terrorismo, atto di terrorismo con ordigni micidiali ed esplosivi, detenzione di armi da guerra e danneggiamento.

Come è possibile che un danneggiamento venga equiparato al terrorismo, termine che indica, nel linguaggio comune e secondo i più autorevoli studiosi, la violenza indiscriminata contro la popolazione al fine di diffondere il terrore? Chi può essere terrorizzato dal danneggiamento di una cosa? Come può un sabotaggio essere concettualmente e giuridicamente accostato a un massacro indiscriminato di civili? Prosegui la lettura…