L’avv. Calia sui processi in videoconferenza – da radiocane.info
Quello che segue è il testo di un’intervista rilasciata dall’avv. Caterina Calia a Radiocane, li ringraziamo entrambi per il contributo. Qui trovate l’audio completo
Una ne fanno e dieci ne pensano. L’ultima trovata del Dap, il Dipartimento di amministrazione penitenziaria, e del ministero della Giustizia, in materia di annichilimento dei detenuti, riguarda una estensione dell’utilizzo della videoconferenza in sede processuale. Un dispositivo già sperimentato da anni per i reati di mafia e che ora si vorrebbe applicare a uno spettro sempre più ampio di imputati. Sono già diverse le richieste avanzate in questa direzione nei confronti di alcuni compagni (Chiara, Claudio, Adriano e Gianluca), già sottoposti a regimi speciali di detenzione quali l’Alta Sorveglianza (AS2). Un ulteriore ingranaggio nel meccanismo, consustanziale al sistema penale, teso ad annullare l’individuo, un tentativo d’indebolire gli anelli della solidarietà, uno strumento in più per facilitare l’emissione di una condanna, una patente violazione del diritto di difesa.
Su tutto ciò abbiamo chiesto alcune delucidazioni a un avvocato che difende Adriano e Gianluca.