Prison Break Project – Chi siamo?
Prison Break Project nasce dall’esigenza di prendere parola sulle dinamiche repressive in atto e così contribuire ad una riflessione critica, rivolta principalmente ai movimenti sociali, sulle modalità per spezzare le logiche di isolamento, di limitazione dell’agibilità politica e d’imprigionamento dei corpi che la repressione impone.
Abbiamo avvertito l’urgenza di un intervento su tale ambito dopo esserci confrontati in maniera più o meno diretta con le conseguenze della stretta repressiva che si è registrata in Italia, in particolare nell’ultimo decennio. Nell’ambito della nostra partecipazione alle lotte sociali, alle quali cerchiamo nel nostro piccolo di contribuire, abbiamo conosciuto sulla pelle, nostra o dei nostri compagni e compagne, la crudezza della criminalizzazione e i suoi effetti nefasti sulla capacità organizzativa e l’efficacia delle forme di opposizione al sistema capitalista attuale.
Nel corso della nostra esperienza abbiamo attraversato percorsi di mobilitazione ed autoformazione che ci hanno portato a contaminare le nostre conoscenze specialistiche grazie a un confronto orizzontale e diretto. Ciò ha permesso di conquistarci una capacità critica e decostruttiva della neutralità e della sacralità dei saperi. Le conoscenze “tecniche” possono essere utili se rovesciano la finalità degli steccati disciplinari, sempre volti a negare la possibilità di una visione critica globale e a riprodurre la continuità e la solidità delle architetture del potere.
La nostra formazione eterogenea, derivata da studi giuridici e sociologici, ci ha quindi consentito di sviluppare una conoscenza strumentale in grado di considerare la dimensione tecnica e discorsiva dei dispositivi repressivi. In ogni caso non siamo tecnici né accademici e se la nostra riflessione può a tratti sembrare poco scientifica o presentare delle ingenuità è anche perché abbiamo preferito dare priorità, più che al rigore metodologico, all’esigenza di offrire utile e tempestivo supporto al contrasto dei meccanismi repressivi.
Nel marzo del 2017 Prison Break Project ha pubblicato, con BePress editore, il libro Costruire evasioni. Sguardi e saperi contro il diritto penale del nemico, disponibile in libreria e online. Nel corso del 2017 abbiamo presentato, ma soprattutto discusso, il libro con varie realtà, dal Nord al Sud Italia.
In questo blog invece vengono pubblicati di volta in volta ricerche, materiali, e contributi su aspetti più specifici. Abbiamo anche realizzato alcuni approfondimenti in forma di opuscoli autoprodotti:
- Nel 2014 è uscito Terrorizzare e reprimere, una riflessione sull’uso dell’accusa di terrorismo contro i movimenti, pubblicato durante la campagna di solidarietà con i No Tav arrestati per l’attacco al compressore.
- A dicembre 2017 si è aggiunto Quando lo Stato spara sulla folla, un’analisi sull’impiego delle armi non letali in situazioni di piazza, a partire dal caso francese.
Vogliamo contribuire al dibattito di movimento, per questo è per noi fondamentale la massima circolazione e la possibilità di discussione sui ragionamenti elaborati, anche attraverso il confronto diretto e la presentazione del libro presso tutte quelle realtà che mostrano interesse in tal senso.
I dispositivi repressivi mirano ad isolare e a dividere in gruppi e fazioni. Per meglio opporsi ad essi occorre invece un fronte il più possibile trasversale e, a tal fine, il nostro sforzo è di elaborare riflessioni che tentino di superare i recinti identitari.
Come dimostra l’avventura di Michael Scofield e dei suoi complici, solo rivoltando il sapere tecnico contro il potere, alleandosi tra diversi, avendo chiaro l’obiettivo comune, possiamo aprire brecce nelle pareti che ci bloccano e ci tengono isolati.
Prison Break Project
prisonbreakproject.noblogs.org
Contatti : prisonbreakproject@autoproduzioni.net